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Cos’è l’Environmental Product Declaration (EPD)
L’Environmental Product Declaration (EPD), o Dichiarazione Ambientale di Prodotto, è uno strumento volontario di comunicazione trasparente e standardizzata che descrive gli impatti ambientali associati alla produzione di un bene, di un servizio o di un processo.
Viene spesso definita come una sorta di “carta d’identità ambientale”, poiché raccoglie in modo strutturato tutte le informazioni più rilevanti sul profilo ambientale di un prodotto lungo il suo intero ciclo di vita.
Attraverso un linguaggio tecnico ma comprensibile, l’EPD rende disponibili dati verificati da terze parti su aspetti come:
- il consumo di energia e materie prime;
- la produzione di rifiuti;
- le emissioni in atmosfera;
- gli scarichi idrici;
- altri impatti ambientali significativi.
Si tratta quindi di una dichiarazione oggettiva, basata su una valutazione del ciclo di vita, Life Cycle Assessment (LCA), e costruita secondo regole comuni a livello internazionale.
L’EPD nasce inizialmente in Svezia come schema volontario di dichiarazione ambientale verificata, ma trova oggi riconoscimento e applicazione a livello globale, anche grazie al suo inserimento nelle politiche ambientali europee come la Politica Integrata di Prodotto (IPP). Questo approccio mira a ridurre gli impatti ambientali lungo l’intero ciclo di vita dei prodotti, promuovendo un modello di sviluppo sempre più orientato alla sostenibilità.
La sua forza risiede nella capacità di favorire una comunicazione chiara e comparabile tra aziende, consumatori e stakeholder lungo tutta la filiera. È uno strumento efficace sia in ambito business-to-business (B2B) che business-to-consumer (B2C), contribuendo a rafforzare la fiducia nei confronti dei prodotti sostenibili e a orientare scelte di consumo e di approvvigionamento più consapevoli.
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Le 3 tipologie di etichette ambientali
Per orientarsi tra le diverse forme di comunicazione ambientale presenti sul mercato, è utile conoscere le tre principali categorie di etichette ambientali definite dalla normativa internazionale ISO 14020, un insieme di standard che regolano la trasparenza e l’affidabilità delle dichiarazioni ambientali.
Vediamo quali sono
Etichette di Tipo I (ISO 14024)
Le etichette ambientali di Tipo I sono schemi volontari certificati da un ente terzo indipendente, basati su criteri ambientali predefiniti che considerano l’intero ciclo di vita del prodotto. Queste etichette identificano i prodotti che rispondono ai requisiti più rigorosi in termini di sostenibilità ambientale all’interno di una determinata categoria merceologica. Un esempio emblematico è il marchio europeo Ecolabel, simbolo di eccellenza ambientale riconosciuto a livello comunitario.
Etichette di Tipo II (ISO 14021)
Le etichette di Tipo II sono auto-dichiarazioni ambientali fornite direttamente dai produttori, distributori o importatori. Non prevedono meccanismi di verifica da parte di un organismo indipendente. Tra queste rientrano indicazioni come “Riciclabile”, “Biodegradabile”, “Compostabile”, spesso presenti sul packaging o nei materiali informativi del prodotto.
Pur essendo strumenti utili di comunicazione ambientale, la loro efficacia dipende dalla correttezza e dalla responsabilità del soggetto dichiarativo, rendendo fondamentale un uso consapevole e conforme alle linee guida ISO. Queste linee guida prevedono i seguenti requisiti:
- verificabilità (l’azienda deve poter dimostrare quanto dichiara);
- precisione e veridicità (non usare affermazioni vaghe o fuorvianti);
- rilevanza e chiarezza:
- documentazione di supporto disponibile su richiesta.
Etichette di Tipo III (ISO 14025)
Le etichette ambientali di Tipo III sono le più tecniche e dettagliate, e si basano su dati oggettivi e quantificati derivanti da un’analisi del ciclo di vita (LCA). Le dichiarazioni di Tipo III sono predisposte secondo parametri standardizzati, sono verificate da terze parti e strutturate per essere comprensibili e confrontabili. Questa tipologia include strumenti come la Dichiarazione Ambientale di Prodotto (EPD), che forniscono una visione approfondita e scientifica degli impatti ambientali di un prodotto o servizio.
L’obiettivo è favorire trasparenza, confronto e miglioramento continuo, sia in ambito B2B che verso i consumatori finali.
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Cosa sono le “Regole Specifiche di Prodotto”
Affinché una Environmental Product Declaration (EPD) sia credibile, trasparente e soprattutto comparabile con altre dichiarazioni relative a prodotti simili, è necessario che rispetti dei criteri metodologici ben precisi. Questi criteri sono definiti dalle Regole Specifiche di Prodotto, conosciute anche come Product Category Rules (PCR).
Le Regole Specifiche di Prodotto rappresentano il cuore metodologico di ogni EPD. Definiscono in modo dettagliato:
- quali dati raccogliere;
- come condurre l’analisi del ciclo di vita (LCA);
- quali impatti ambientali considerare
- come presentare i risultati.
Senza queste regole, non sarebbe possibile garantire uniformità nei dati, né tantomeno confrontare EPD tra prodotti della stessa categoria.
Queste regole sono parte integrante della norma internazionale ISO 14025, che disciplina le etichette ambientali di Tipo III. La loro funzione è duplice: da un lato rendere trasparente il processo di dichiarazione ambientale, dall’altro assicurare che i risultati siano verificabili e comparabili, creando così un linguaggio comune tra produttori, fornitori, clienti e stakeholder.
Ogni EPD deve dunque essere redatta in conformità a una PCR specifica per la categoria di prodotto a cui appartiene. Tali PCR sono approvate all’interno di sistemi internazionali riconosciuti, come il programma EPD International, e vengono sviluppate attraverso un processo di consultazione pubblica e multi-stakeholder. Questo processo garantisce che le regole riflettano le migliori pratiche disponibili e che siano applicabili a livello internazionale, favorendo l’armonizzazione tra i diversi mercati.
È importante sottolineare che le EPD, pur essendo strumenti scientifici, non stabiliscono soglie minime di performance ambientale, né indicano quale prodotto sia “migliore” in senso assoluto. Il loro valore sta nell’offrire informazioni verificate, oggettive e comparabili, a supporto di scelte più consapevoli, sia dal lato dell’offerta che della domanda.
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Le 5 fasi per ottenere una Dichiarazione Ambientale di Prodotto
Ottenere una Environmental Product Declaration (EPD) è un processo strutturato e tecnico che richiede competenze specifiche, trasparenza metodologica e la verifica da parte di enti terzi.
Nonostante la complessità, seguire correttamente le fasi previste consente alle organizzazioni di comunicare in modo credibile le performance ambientali dei propri prodotti o servizi.
Fase 1: verifica delle Regole Specifiche di Prodotto (PCR)
Il primo passo è verificare la disponibilità delle Regole Specifiche di Prodotto per la categoria merceologica di interesse. Le PCR contengono i requisiti metodologici tecnici per la redazione dell’EPD e per la conduzione dell’analisi del ciclo di vita (LCA).
Se le PCR esistono già, l'organizzazione può procedere con l’iter di redazione e verifica dell’EPD. Se non sono ancora disponibili, è necessario avviare un processo di sviluppo e approvazione di una PCR specifica. Questo passaggio deve avvenire eventualmente con il supporto del Program Operator competente, l’ente responsabile della gestione e validazione delle EPD e della pubblicazione delle PCR. In alcuni casi è possibile richiedere una pre-certificazione in attesa dell’approvazione definitiva.
Fase 2: raccolta dei dati e analisi del ciclo di vita (LCA)
Con le PCR a disposizione, si passa alla fase di analisi del ciclo di vita del prodotto secondo le norme ISO 14040 e ISO 14044. È necessario raccogliere dati dettagliati e quantificabili relativi a:
- consumo di materie prime ed energia;
- uso di energie rinnovabili;
- emissioni di CO₂ e altri impatti ambientali;
- produzione di rifiuti e scarichi.
Questi dati costituiscono la base per valutare oggettivamente l’impronta ambientale del prodotto o servizio.
Fase 3: redazione della dichiarazione e del rapporto LCA
Sulla base dei risultati dell’analisi, l’organizzazione deve redigere:
- la Dichiarazione Ambientale di Prodotto (EPD), che riporta in modo chiaro e comprensibile gli impatti ambientali;
- un rapporto descrittivo tecnico che documenta nel dettaglio l’intero studio LCA e le scelte metodologiche effettuate.
Entrambi i documenti devono essere coerenti con le indicazioni fornite dalle PCR applicabili.
Fase 4: verifica da parte di un ente terzo
La dichiarazione e il relativo studio LCA devono essere sottoposti alla verifica di una terza parte indipendente (ente di certificazione accreditato), che ne accerta la correttezza, la trasparenza e la conformità agli standard internazionali. Solo in caso di esito positivo si potrà procedere alla fase finale.
Fase 5: registrazione e pubblicazione
A seguito della convalida, l’organizzazione può registrare l’EPD presso un Program Operator ufficiale (come EPD Italy o EPD International) e ottenere così la possibilità di utilizzare il logo EPD nella propria comunicazione ambientale. L’EPD viene pubblicata in un registro pubblico ed è generalmente valida per tre anni, con possibilità di aggiornamento alla scadenza.

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I 7 vantaggi per le aziende nell’ottenere la Dichiarazione Ambientale di Prodotto
Adottare una Environmental Product Declaration (EPD) non è soltanto un atto di trasparenza ambientale, ma anche una scelta strategica per le imprese che desiderano distinguersi in un mercato sempre più orientato alla sostenibilità aziendale e ottenere un vantaggio competitivo rispetto alla concorrenza.
La Dichiarazione Ambientale di Prodotto, infatti, offre una serie di vantaggi concreti sotto il profilo tecnico, ambientale, economico e reputazionale.
Ecco i principali benefici.
- Riconoscimento internazionale: la EPD è uno strumento basato su standard ISO (come la ISO 14025), riconosciuto in tutto il mondo, il che ne garantisce l’adozione in mercati globali e in contesti normativi eterogenei.
- Strumento di confronto: consente il confronto diretto tra prodotti equivalenti della stessa categoria, grazie all’adozione di Regole Specifiche di Prodotto comuni (PCR).
- Ottimizzazione dei processi produttivi: lo studio LCA necessario alla redazione dell’EPD permette di individuare inefficienze e sprechi, favorendo la riduzione dei costi operativi e ambientali.
- Miglioramento delle performance ambientali: stimola l’impiego di materiali e tecnologie più sostenibili, incentivando un’evoluzione continua dell’offerta aziendale.
- Valorizzazione della reputazione: rafforza la considerazione aziendale agli occhi di stakeholder, clienti e investitori, posizionando l’impresa come attore attivo nella transizione ecologica.
- Strumento di comunicazione e marketing: l’etichetta EPD sul prodotto rappresenta un segnale forte di impegno ambientale, facilmente comprensibile dal pubblico e spendibile in chiave commerciale.
- Allineamento con le politiche di grandi acquirenti: molte realtà pubbliche e della grande distribuzione organizzata (GDO) richiedono o favoriscono prodotti con dichiarazioni ambientali come criterio di selezione e approvvigionamento.