L’industria cosmetica negli ultimi anni ha vissuto una crescita continua, spinta da nuovi trend di consumo e dall’innovazione di prodotto. Un settore in forte espansione, però, porta con sé un’impronta ambientale e sociale non trascurabile: dall’uso di materie prime controverse al peso del packaging, fino alle ricadute su acqua, energia e condizioni di lavoro lungo la filiera.
Oggi consumatori più attenti, nuove regole europee e pressioni competitive stanno accelerando una trasformazione necessaria: passare da singole iniziative di alcune aziende a un approccio sistemico, misurabile e trasparente alla sostenibilità.
Cosa troverai in questo articolo:
- il reale impatto ambientale e sociale del comparto beauty;
- i trend che stanno ridisegnando il settore;
- le leve strategiche per integrare la sostenibilità lungo tutta la filiera;
- le certificazioni e i rating più rilevanti per la cosmetica.
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Quali sono gli impatti dell'industria cosmetica?
Secondo il report Make Up the Future di Quantis, il contributo del comparto beauty alle emissioni globali di gas serra è compreso tra lo 0,5% e l’1,5%. La distribuzione lungo l’intera filiera è la seguente:
- 40% nella fase d’uso del prodotto (soprattutto consumi idrici ed energetici);
- 20% nel packaging;
- 10% nelle materie prime;
- 10% nei trasporti;
- il resto nella produzione e distribuzione.
Per intervenire in modo efficace, servono quindi più dati e metriche condivise: ciò che si misura, si può migliorare.
Un ruolo centrale è giocato dagli imballaggi. Ogni anno vengono prodotte oltre 120 miliardi di unità di packaging cosmetico, responsabili di circa il 70% dei rifiuti del settore. Tuttavia solo una minima parte di questi viene riciclata: il 14% è avviato al riciclo e appena il 9% diventa effettivamente nuova materia prima, anche se queste percentuali dipendono molto dal Paese.
La plastica è anche tra le maggiori cause di inquinamento marino: impiega fino a 500 anni per degradarsi e può frammentarsi in microplastiche, che si diffondono negli ecosistemi acquatici. Oltre 600 specie marine risultano già minacciate da rifiuti e microplastiche, con impatti anche sulla salute umana lungo la catena alimentare.
Gli impatti non si fermano però ai rifiuti. Alcuni ingredienti di uso comune nei prodotti cosmetici, come l’olio di palma, sono collegati a pratiche agricole che causano deforestazione e perdita di habitat naturali. Altri, come i filtri chimici contenuti in alcune creme solari, hanno effetti tossici per i coralli, contribuendo al deterioramento delle barriere coralline.
A questi si aggiungono dimensioni etiche e sociali spesso meno visibili:
- lavoro minorile nella filiera della mica, minerale utilizzato per dare brillantezza ai cosmetici;
- inequità nella gestione dei rifiuti, che colpisce comunità vulnerabili (come le grandi discariche in America Latina);
- test sugli animali ancora diffusi in alcuni mercati extra-UE.
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Trend emergenti nel settore della cosmetica
La sostenibilità non è più una nicchia nel mondo beauty: oggi rappresenta una leva strategica per promuovere un vantaggio competitivo e per rispondere alle aspettative di consumatori sempre più consapevoli.
Secondo i dati dell’Osservatorio Green Economy dell'Università Bocconi in collaborazione con Cosmetica Italia, la partecipazione delle aziende alle rilevazioni è cresciuta sensibilmente, segnale di un impegno concreto e di un interesse crescente verso la misurazione e la riduzione degli impatti ambientali.
1) Materie prime sempre più sostenibili
Uno dei principali cambiamenti riguarda la scelta delle materie prime. Le aziende stanno aumentando l’uso di soluzioni a minor impatto:
- 14% materie prime riciclate o recuperate
- 8% materie prime vergini con certificazioni di sostenibilità
- 1% materie prime biologiche o biobased
In totale, il 23% delle materie prime utilizzate può essere considerato come proveniente da un percorso virtuoso di sostenibilità: non ancora una quota dominante, ma già abbastanza significativa da mostrare che la sostenibilità sta diventando un criterio di selezione reale e misurabile.
2) Packaging circolare e sistemi refill
Il packaging è uno dei fronti più dinamici del cambiamento. Il 54% delle aziende cosmetiche sta lavorando su soluzioni refill, che permettono di ridurre drasticamente l’uso di materie prime e di coinvolgere direttamente i consumatori in pratiche di riutilizzo. La logica dell’economia circolare si sta così affermando anche nel beauty, trasformando la confezione da semplice elemento estetico a strumento di sostenibilità.
3) Gestione responsabile delle risorse idriche
L’acqua è una risorsa fondamentale per il settore, e l’81% delle imprese dichiara di realizzare attività dedicate al suo risparmio. Tuttavia, esistono ancora margini di miglioramento significativi, in particolare sul riuso e sulla chiusura del ciclo idrico. L’adozione di tecnologie per il recupero e la depurazione rappresenta il prossimo passo verso una gestione realmente circolare dell’acqua nei processi produttivi.
4) Riduzione dei rifiuti e recupero dei materiali
Il 63% dei rifiuti prodotti dalle imprese cosmetiche viene oggi avviato a recupero, un dato incoraggiante che mostra l’efficacia dei piani di gestione integrata dei materiali. La sfida ora è aumentare ulteriormente questa percentuale e ridurre a monte la produzione di scarti, promuovendo modelli di produzione più efficienti e un uso intelligente delle risorse.
5) Energia rinnovabile e decarbonizzazione
La transizione energetica è un altro tema chiave. Circa metà delle aziende utilizza già energia rinnovabile, acquistata o autoprodotta, ma il settore deve ancora compiere passi decisivi: il 32% non ha un piano strutturato per la gestione dei consumi energetici e il 42% non dispone di una strategia per la riduzione delle emissioni climalteranti. L’obiettivo è passare da azioni puntuali a strategie coordinate e misurabili, in linea con gli standard internazionali di sostenibilità.
6) Benessere delle persone e responsabilità sociale
La sostenibilità sociale sta diventando parte integrante della cultura d’impresa nel beauty. Crescono i programmi dedicati al benessere e alla sicurezza dei lavoratori, così come le iniziative di responsabilità sociale rivolte alle comunità locali. Sempre più aziende collaborano con scuole, associazioni culturali, sportive e non profit, interpretando la sostenibilità come una forma di valore condiviso.
Il messaggio che emerge è quello di un comparto in piena evoluzione, dove la sostenibilità non è più prerogativa dei brand pionieri ma una condizione competitiva estesa a tutta la filiera. Dalla produzione al consumo, il settore cosmetico sta progressivamente integrando principi ambientali e sociali, trasformandoli in una leva di innovazione, reputazione e crescita sostenibile.

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Le 7 leve per uno sviluppo sostenibile del settore della cosmetica
Per evolvere verso modelli realmente rispettosi dell’ambiente e delle persone, l’industria cosmetica deve agire contemporaneamente su più fronti. Non basta cambiare un ingrediente o introdurre un nuovo pack: la sostenibilità richiede una trasformazione sistemica, che coinvolga la filiera dall’origine delle materie prime fino allo smaltimento del prodotto.
Vediamo quali sono le 4 leve su cui il settore deve puntare.
1. Ingredienti sostenibili
Avere materie prime di origine naturale non è di per sé garanzia di sostenibilità: contano anche la coltivazione, l’uso di acqua e suolo, le emissioni generate, le distanze percorse.
La differenza risiede nella certificazione delle fonti, nel rispetto degli ecosistemi e nella capacità degli ingredienti stessi di biodegradarsi senza lasciare residui nocivi nell’ambiente. Brand che investono in filiere locali, agricoltura rigenerativa e processi produttivi responsabili mostrano come si possa coniugare qualità, efficacia e tutela del pianeta.
2. Packaging circolare
Il packaging rappresenta uno dei principali punti critici dell’impatto del comparto beauty e richiede oggi soluzioni innovative come:
- materiali riciclati o riciclabili (vetro, alluminio, carta FSC);
- bioplastiche di origine vegetale;
- confezioni modulari e facili da smaltire;
- sistemi di refill che allungano la vita dei contenitori.
Ridurre la quantità di materiali immessi sul mercato, favorire la riciclabilità e il riuso significa tagliare drasticamente i rifiuti, soprattutto plastici, e contribuire allo sviluppo di un modello realmente circolare.
3. Produzione etica
La sostenibilità non può prescindere da chi contribuisce ogni giorno alla creazione del valore. Una produzione etica comprende:
- condizioni di lavoro eque;
- sicurezza degli ambienti produttivi;
- rispetto dei diritti lungo la filiera;
- zero sperimentazioni su animali;
- sostegno alle comunità locali coinvolte.
Politiche sociali chiare e verificabili sono ormai parte integrante della qualità di un prodotto cosmetico e un elemento sempre più considerato dai consumatori.
4. Trasparenza e tracciabilità
Un pilastro chiave è la massima trasparenza lungo la filiera: per un consumatore, sapere da dove arriva un olio vegetale o una polvere minerale è essenziale per scegliere in modo consapevole.
Trasparenza significa anche comunicare dati ambientali e sociali con onestà, evitando messaggi confusi o diciture generiche come “naturale” o “green”. La fiducia si costruisce con informazioni verificabili, accessibili e con un impegno che sia misurabile nel tempo.
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Quali sono le certificazioni più rilevanti nel settore della cosmetica?
La sostenibilità nel settore cosmetico non può più basarsi solo su dichiarazioni di intenti o claim suggestivi: per dimostrare un reale impegno ambientale e sociale servono standard riconosciuti, verificabili e trasparenti. Ecco le certificazioni più significative oggi adottate nel mondo beauty, ciascuna con un focus specifico.
CCPB (Certificazione Biologica e Naturale)
Garantisce cosmetici con ingredienti prevalentemente biologici o naturali. La certificazione biologica richiede almeno il 95% di ingredienti bio, mentre quella naturale almeno il 90% di materie prime naturali. Vietati derivati del petrolio, formaldeide, paraffine, OGM e profumi sintetici. In collaborazione con Almagisi Srl ha introdotto anche Bioceq per detergenti eco-biocompatibili.
NATRUE (Natural and Organic Cosmetics Association)
Associazione no-profit internazionale impegnata nella tutela della cosmesi naturale e organica. Le sue categorie classificano i prodotti in naturali o naturali con almeno il 70% di componenti biologiche. Viene applicato da organismi di certificazione riconosciuti come CCPB.
ICEA (Istituto per la Certificazione Etica e Ambientale)
Consorzio indipendente attivo su standard ambientali ed etici. È tra i fondatori del disciplinare COSMOS, riconosciuto a livello internazionale. COSMOS Organic prevede almeno il 20% di ingredienti bio sul totale e il 95% sugli ingredienti agricoli trasformati; COSMOS Natural certifica prodotti naturali che non raggiungono livelli elevati di biologico.
AIAB (Bio Eco Cosmesi)
Rilasciata dall’Associazione Italiana Agricoltura Biologica, certifica materie prime vegetali non allergizzanti e senza OGM, ingredienti derivanti da agricoltura biologica, packaging ecologico e assoluta assenza di test su animali.
Ecocert
Standard severo che riconosce la certificazione solo se almeno il 95% degli ingredienti è naturale e il 95% delle sostanze vegetali è di origine biologica. Sono esclusi ingredienti sintetici come siliconi, petrolati, profumi e coloranti artificiali, e componenti testati su animali.
BioAgriCert
Ente che certifica diversi livelli di naturalità e biologico in base alla percentuale di ingredienti conformi. Consente alle aziende di aggiungere anche la certificazione VeganCert, a garanzia del rispetto dei principi vegani.
Ecolabel UE
Marchio ufficiale europeo assegnato ai prodotti con un ridotto impatto ambientale lungo l’intero ciclo di vita: dall’estrazione delle materie prime allo smaltimento. Garantisce biodegradabilità, qualità ecotossicologica e riduzione dei rifiuti.
Nickel, Cromo e Cobalto Tested
Indica un controllo specifico sulle tracce di metalli pesanti, mantenuti generalmente sotto 1 ppm, soglia che riduce il rischio di allergie e sensibilizzazioni cutanee.
Ecovadis
Sistema di rating internazionale che valuta le performance ESG (environmental, social, governance) di un’azienda e della sua filiera. Consente di misurare in modo comparato l’impegno su sostenibilità e responsabilità etica.
SBTi (Science Based Targets initiative)
Convalida gli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra assicurando che siano basati su evidenze scientifiche e allineati agli obiettivi dell’Accordo di Parigi sul clima.
CDP (Carbon Disclosure Project)
Valuta trasparenza e performance climatica delle imprese in termini di emissioni, uso della risorsa idrica e tutela delle foreste, attraverso un sistema di rating riconosciuto globalmente.









