ETS, significato di questo acronimo e normative europee

Il sistema EU ETS si differenzia dal mercato di carbonio volontario: scopri perché e se hai degli obblighi in questo senso.
In questo articolo
1. Cos’è il sistema EU ETS?
2. Come si verificano le dichiarazioni in merito all’ETS?
3. Le ultime novità sullo schema EU ETS
4. Cosa puoi fare se la tua azienda è sottoposta a ETS
ETS, significato di questo acronimo e normative europee
Scritto da
Luigi Ammirati
Pubblicato il
16.11.2022

ETS o Emissions Trading System è il sistema cap&trade per lo scambio delle quote di emissione dell’UE. Vediamo come funziona e chi coinvolge. 

Si tratta di un sistema che fissa un tetto massimo (cap) alle emissioni prodotte da oltre 10.000 impianti nel settore dell’energia elettrica e nell’industria manifatturiera, nonché dalle compagnie aeree che operano tra i Paesi che lo adottano. Chi rientra tra le categorie di soggetti sottoposti all’obbligo di ETS ha 2 possibilità (trade):

  1. Se emette meno del previsto: ha quote in eccedenza che può vendere.
  1. Se emette più del previsto: deve rimettersi in pari acquistando le quote mancanti.

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Cos’è il sistema EU ETS?

Attivo in tutti i paesi dell’UE, più l’Islanda, il Liechtenstein e la Norvegia, coinvolge tutti i maggiori produttori di emissioni di gas climalteranti, nello sforzo comune di ridurre gli effetti delle attività produttive sul riscaldamento globale. La “Direttiva 2003/87/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 13 ottobre 2003, che istituisce un sistema per lo scambio di quote di emissioni dei gas a effetto serra nella Comunità e che modifica la direttiva 96/61/CE del Consiglio” è la norma alla quale ci si riferisce. 

Di fatto, viene stabilita una quota massima di emissioni di CO₂ per alcuni settori specifici. Questa quota, allocata a titolo gratuito ad ogni azienda appartenente a quei settori, viene stabilita in base a benchmark aggiornati a livello europeo per tener conto dei progressi tecnologici. Le imprese che non riescono a coprire le emissioni prodotte con le quote gratuite, devono acquistare le quote all’asta o da altre imprese. Viceversa, le imprese che hanno quote di emissioni in eccesso rispetto alle emissioni prodotte, possono venderle. Se una società non adempie agli obblighi vengono applicate pesanti sanzioni .
L’obiettivo prefissato per il 2030 da parte dei settori disciplinati dal sistema è quello di ridurre del 43% le emissioni di gas serra (rispetto ai livelli del 2005). 

Quali sono questi settori? 

  • Settori industriali ad alta intensità energetica, che si occupano ad esempio della produzione d'acciaio, metalli di vario tipo, plastiche, raffinerie, ecc;. 
  • Produttori di energia;
  • Aziende operanti nel settore dell’aviazione.

Possono avvalersi della possibilità di esclusione dall'EU ETS le azione che producono una quantità ridotta di emissioni, cioè con impianti con emissioni inferiori a 25.000 tonnellate di CO₂ equivalente o, nel caso di impianti di combustione, con potenza termica nominale inferiore a 35 MW.

Al contrario del Voluntary Carbon Market, questo sistema è obbligatorio per tutte le aziende che operano in questi settori all’interno dei Paesi firmatari. Il 31 marzo di ogni anno, queste aziende devono produrre la rendicontazione delle emissioni di CO₂ equivalente e, nel caso fossero eccedenti rispetto alle quote stabilite, hanno l’obbligo di rimettersi in pari entro il 30 aprile.

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Come si verificano le dichiarazioni in merito all’ETS?

Le dichiarazioni relative all’EU ETS in Italia, come in tutti gli Stati che hanno partecipato a questo sistema, devono essere validate da un organo competente. Questo può valutare la veridicità del calcolo della carbon footprint dell’azienda; del bilancio di sostenibilità; delle azioni intraprese per diventare un’azienda più sostenibile. 

Va ricordato che con la compravendita di quote ETS non si ha una compensazione di CO₂: l’azienda è semplicemente tenuta ad acquistare quote se emette più emissioni rispetto al tetto massimo prestabilito, e può vendere le quote in eccedenza in caso in cui emetta meno emissioni rispetto alla quantità massima prestabilita.
Questo sistema va a premiare le aziende virtuose dal punto di vista della sostenibilità, ricorrendo a sanzioni nel caso in cui non rispettino queste regole.
Non va quindi confuso l’acquisto di ETS con quello di crediti di carbonio, né con una dichiarazione volontaria come quella del CDP (infatti lo schema EU ETS è obbligatorio per legge). 

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Le ultime novità sullo schema EU ETS

La riforma dello schema EU ETS è stata proposta lo scorso 17 maggio 2022 e comprende: 

  • di ampliare il sistema ETS II agli edifici e al trasporto su strada; 
  • di applicare ETS al trasporto marittimo;
  • di includere nel sistema ETS inceneritori e termovalorizzatori dei rifiuti;
  • di eliminare gradualmente le quote gratuite a partire dal 2026 ed entro il 2030;
  • di introdurre un sistema di bonus-malus a partire dal 2025;
  • di utilizzare i proventi esclusivamente per l'azione a favore del clima nell'UE e negli Stati membri.

Lo scorso 9 giugno tale riforma è stata bocciata dal Parlamento Europeo con 340 voti, e rispedita alla Commissione Europea per alcune modifiche. Quello che molti Paesi dell’UE non hanno apprezzato della riforma è il suo carattere particolarmente stringente. L’ostacolo principale all’approvazione della riforma è stato il disaccordo sulla graduale eliminazione delle quote gratuite entro il 2030, a causa di questo sono rimandati anche gli articoli che erano stati approvati come l’introduzione delle aziende di trasporto e smaltimento rifiuti. 

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Cosa puoi fare se la tua azienda è sottoposta a ETS

Se rientri tra le aziende dei settori e dei Paesi sottoposti alla normativa EU ETS, per te la sostenibilità non è una scelta volontaria ma un obbligo di legge. Questo vuol dire che le azioni verso la carbon neutrality vanno messe in campo fin da subito.

Contattaci e scopri come possiamo aiutare la tua azienda a ridurre le emissioni di CO₂ prodotte.