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Quali sono gli impatti ambientali della logistica?
Promuovere la sostenibilità nel settore della logistica rappresenta una delle sfide ambientali più complesse da mettere in campo. Cuore pulsante del commercio globale e delle economie locali, la rete di trasporti, magazzini e infrastrutture è anche responsabile di una quota significativa delle emissioni di gas climalteranti, dell’inquinamento urbano e del consumo di risorse naturali. La principale criticità ambientale della logistica è rappresentata dalle emissioni di CO₂ e altri gas climalteranti.
Secondo il World Economic Forum, il settore dei trasporti è responsabile di circa il 21% delle emissioni globali di CO₂, con una quota crescente attribuibile alle attività logistiche, in particolare alle consegne urbane dell’ultimo miglio. Si stima infatti che, entro il 2030, queste emissioni aumenteranno di oltre il 30% nelle 100 principali città del mondo, spinte dall’espansione dell’e-commerce e dalla domanda di spedizioni rapide.
Oltre ai gas climalteranti, le attività logistiche, soprattutto su gomma, rilasciano sostanze inquinanti dannose per la salute umana e per l’ambiente locale. Tra i principali responsabili figurano gli ossidi di azoto (NOx), le polveri sottili (PM10 e PM2.5), i composti organici volatili e il rumore urbano. I centri logistici, inoltre, sono spesso strutture di grandi dimensioni, con un’elevata intensità energetica e un’impronta ambientale significativa.
Il consumo di elettricità e riscaldamento, se alimentato da fonti fossili, incide sulle emissioni indirette di CO₂ eq (emissioni Scope 2). A ciò si aggiungono rifiuti operativi, consumo idrico e impatti legati alla gestione quotidiana.
Le infrastrutture logistiche, infine, richiedono ampi spazi, spesso sottratti a ecosistemi naturali o terreni agricoli.
La sfida qui è duplice: da un lato limitare il consumo di suolo tramite la riqualificazione di aree industriali dismesse (brownfield), dall’altro mitigare gli impatti ambientali delle strutture esistenti attraverso interventi di compensazione.
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I 5 trend per il futuro del settore logistica
Il settore sta attraversando una fase di trasformazione profonda, spinto da nuovi modelli operativi, pressioni normative e aspettative dei consumatori.
La logistica sostenibile non è più un'opzione, ma una direzione strategica imprescindibile per aziende che vogliono restare competitive in un contesto sempre più attento a impatti ambientali, responsabilità sociale e innovazione tecnologica.
Vediamo quali sono i 5 trend principali che stanno ridisegnando il futuro della logistica.
1. Decarbonizzazione dei trasporti
La necessità di ridurre drasticamente gli impatti del settore ha spinto molte aziende ad adottare l’obiettivo “net-zero”, ovvero l’azzeramento delle emissioni nette entro il 2050.
Questo impegno si traduce in investimenti concreti: flotte a basse o zero emissioni, con l’impiego di furgoni elettrici, biciclette cargo per l’ultimo miglio, camion alimentati a biocarburanti o idrogeno per tratte più lunghe.
In parallelo, si diffondono progetti di compensazione delle emissioni residue. Oltre alla riduzione della CO₂ eq, queste soluzioni contribuiscono a migliorare la qualità dell’aria urbana, abbattendo sostanze inquinanti come ossidi di azoto e particolato fine.
2. Energie rinnovabili e infrastrutture sostenibili
Un altro pilastro della logistica sostenibile riguarda l’energia: alimentare le operazioni con fonti rinnovabili è oggi una priorità. Magazzini e centri di distribuzione hanno un impatto sempre minore grazie all’installazione di impianti fotovoltaici, all’acquisto di energia da fornitori 100% rinnovabili (solare, eolica, idroelettrica) e all’introduzione di pratiche di efficientamento energetico.
Soluzioni come l’illuminazione LED, l’automazione intelligente, l’uso di sensori per l’accensione e lo spegnimento di macchinari, contribuiscono non solo a ridurre l’impatto ambientale, ma anche a contenere i costi operativi nel medio-lungo periodo.
3. Digitalizzazione e intelligenza artificiale
La trasformazione digitale è un potente alleato della sostenibilità nella logistica. L’intelligenza artificiale (AI) e il machine learning vengono utilizzati per ottimizzare i percorsi di consegna, prevedere la domanda e ridurre le inefficienze. Analizzando dati storici e variabili in tempo reale (traffico, condizioni meteo, disponibilità di mezzi), gli algoritmi possono suggerire itinerari più rapidi e meno impattanti.
La digitalizzazione include anche la manutenzione predittiva dei veicoli, per prevenire guasti e allungarne la vita utile, e l’Internet of Things (IoT), che grazie a sensori connessi monitora in tempo reale consumi, temperature, stili di guida e stato delle attrezzature.
Infine, la blockchain si afferma come tecnologia chiave per garantire trasparenza e tracciabilità lungo tutta la filiera, abilitando il monitoraggio delle emissioni incorporate e la verifica dell’origine dei prodotti.
4. Economia circolare e logistica inversa
La logistica del futuro sarà sempre più circolare. Le aziende stanno integrando nei propri processi la reverse logistics, ossia la logistica di ritorno: prodotti e materiali vengono riportati indietro dai clienti per essere riparati, ricondizionati, riciclati o smaltiti correttamente.
Nel settore moda, ad esempio, si moltiplicano i programmi di ritiro degli abiti usati. In ambito industriale, il riutilizzo di imballaggi (come pallet e contenitori) sta diventando una prassi consolidata.
Anche gli packaging entra in questo paradigma: cresce la domanda di imballaggi sostenibili, riutilizzabili, compostabili o del tutto assenti. Spedizioni plastic-free, confezioni ottimizzate e l’eliminazione di materiali non riciclabili rappresentano ormai un criterio di scelta per consumatori e aziende committenti.
5. Collaborazione e condivisione delle risorse
Uno dei cambiamenti più interessanti è l’emergere di una logistica collaborativa, in cui aziende anche concorrenti uniscono le forze per ottimizzare trasporti, carichi e infrastrutture.
Piattaforme digitali e hub condivisi permettono il consolidamento delle spedizioni con la stessa destinazione, riducendo viaggi a vuoto e massimizzando l’uso di mezzi e spazi.
In ambito urbano, diversi operatori stanno già condividendo centri di distribuzione e locker automatizzati per rendere più efficienti le consegne dell’ultimo miglio. Queste soluzioni sono spesso supportate da politiche pubbliche che incentivano progetti di city logistics condivisa, promuovendo sinergie tra aziende e abbattendo le emissioni complessive.
Il risultato è duplice: benefici ambientali e maggiore resilienza della supply chain.

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Quali sono gli ostacoli nel promuovere una logistica sostenibile
La transizione verso una logistica più sostenibile è oggi una priorità per molte aziende, spinte dalla crescente attenzione di clienti, istituzioni e stakeholder ai temi ambientali.
Tuttavia, tra buone intenzioni e risultati concreti esistono ancora numerose barriere che rendono questo percorso complesso. Non mancano infatti casi di greenwashing, ovvero comunicazioni ambientali fuorvianti o non supportate da dati reali, adottate per finalità di marketing piuttosto che per un reale impegno verso la sostenibilità.
Uno dei principali ostacoli è rappresentato dai costi iniziali elevati. Adottare soluzioni sostenibili nella logistica richiede investimenti significativi, ad esempio per:
- sostituire veicoli diesel con flotte elettriche o a idrogeno;
- installare pannelli solari sui tetti dei magazzini;
- digitalizzare i processi;
- utilizzare piattaforme per il monitoraggio ESG;
- ottimizzare il consumo energetico delle strutture.
Per molte PMI del settore, questi costi rappresentano una barriera difficile da superare senza l’accesso a incentivi pubblici o forme di finanziamento agevolato.
Anche quando i benefici economici si concretizzano nel lungo periodo, l’impegno iniziale può scoraggiare l’adozione di soluzioni innovative.
Un’altra criticità è di tipo culturale e organizzativo. La logistica è un settore storicamente caratterizzato da processi consolidati e prassi operative difficili da modificare.
Introdurre nuove abitudini, come corsi di eco-guida, utilizzo di sistemi di telemetria o revisione dei percorsi di consegna, comporta:
- la formazione e il coinvolgimento del personale;
- una riorganizzazione delle attività quotidiane;
- una fase di transizione che può temporaneamente rallentare la produttività.
In assenza di una cultura orientata alla sostenibilità aziendale, questi cambiamenti rischiano di incontrare forti resistenze interne. Per questo è fondamentale che la leadership aziendale guidi il cambiamento con coerenza, visione e coinvolgimento attivo di tutte le risorse.
Infine, molte aziende si scontrano con un evidente divario tra gli obiettivi dichiarati e la loro reale attuazione.
È sempre più frequente trovare impegni ESG inseriti nei siti web o all’interno del bilancio di sostenibilità, ma privi di piani operativi concreti. Secondo il Digital Supply Chain Institute:
- il 60% delle organizzazioni del settore logistico non ha ancora definito le proprie priorità ESG;
- molte imprese riconoscono l’importanza della sostenibilità ma non possiedono strumenti, competenze o governance interna per applicarla.
La formazione gioca un ruolo cruciale in questo contesto. Sviluppare competenze ESG all’interno dell’organizzazione permette di passare dalla consapevolezza all’azione, favorendo una trasformazione che sia reale, misurabile e duratura.
A rendere la situazione ancora più complessa, è infine la frammentazione della filiera logistica.
La supply chain coinvolge una molteplicità di soggetti, spedizionieri, fornitori, corrieri, operatori di magazzino, spesso disconnessi tra loro. Questo rende difficile:
- monitorare in modo trasparente le performance ambientali complessive;
- raccogliere dati affidabili (es. consumi di carburante, tipo di veicoli);
- promuovere interventi coordinati lungo tutta la catena del valore.
In risposta a questa complessità, stanno emergendo strumenti digitali che favoriscono la collaborazione tra attori diversi. Piattaforme come Choral o CliMax di Up2You, ad esempio, permettono di aggregare dati ESG, pianificare strategie condivise e migliorare la trasparenza all’interno della filiera.
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Quali sono le certificazioni, i rating ESG o le iniziative internazionali più rilevanti nel settore logistica?
Nel percorso verso una logistica più sostenibile, le aziende del settore stanno progressivamente adottando standard internazionali, certificazioni di sostenibilità e rating ESG per misurare, migliorare e rendicontare il proprio impatto.
Questi strumenti non solo supportano l’adozione di pratiche responsabili, ma rispondono anche alle richieste crescenti di trasparenza da parte di clienti, investitori e autorità di regolamentazione.
Vediamo di seguito le principali certificazioni e iniziative di riferimento per la logistica sostenibile a livello internazionale.ISO 14001 (Sistemi di gestione ambientale): fornisce un quadro per gestire e migliorare le performance ambientali delle organizzazioni.
ISO 45001 (Salute e sicurezza sul lavoro): standard per prevenire infortuni e migliorare il benessere nei luoghi di lavoro.
ISO 39001 (Road Traffic Safety): aiuta le organizzazioni a ridurre i rischi di incidenti stradali attraverso una gestione strutturata della sicurezza.
SBTi (Science Based Targets initiative): valida obiettivi di riduzione delle emissioni in linea con la scienza climatica e l’Accordo di Parigi.
EcoVadis: piattaforma di rating ESG che valuta le aziende in base a criteri ambientali, etici, sociali e di approvvigionamento sostenibile.
Esistono anche standard e iniziative dedicate espressamente alla logistica e ai trasporti.
TAPA (Transported Asset Protection Association): stabilisce requisiti di sicurezza per la protezione delle merci durante il trasporto e lo stoccaggio, con standard richiesti in molte supply chain ad alto valore.
LEED (Leadership in Energy and Environmental Design): certificazione internazionale per l’edilizia sostenibile, applicata anche a magazzini e centri logistici. Valuta l’efficienza energetica, l’impatto ambientale e la qualità costruttiva degli edifici.
SmartWay (EPA): programma volontario dell’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente statunitense che promuove la riduzione delle emissioni nei trasporti, con riconoscimenti annuali per gli operatori più virtuosi.
Lean & Green: iniziativa europea rivolta al settore logistico, che premia le aziende in grado di ridurre le emissioni di CO₂ di almeno il 20% in un arco di cinque anni. Riconosciuta in numerosi paesi UE, è un esempio virtuoso di come la collaborazione tra pubblico e privato possa accelerare la transizione sostenibile.